"Tutto può accadere. Tutto è possibile e verosimile. Tempo e spazio non esistono; su di una insignificante trama di realtà, l'immaginazione ordisce nuovi disegni.: un insieme di memoria, esperienze, fantasia, assurdità, immaginazione. I personaggi si sdoppiano, svaniscono, ricompaiono, si dissolvono, si ricostituiscono…"
Johan August Strindberg (Stoccolma, 22 gennaio 1849 – 14 maggio 1912) fu uno scrittore e drammaturgo svedese.
La vita di Strindberg fu tumultuosa, tessuta di esperienze complesse e scelte radicali e contraddittorie, a tratti rivolta contemporaneamente a molteplici discipline non direttamente attinenti alla figura ufficialmente letteraria dell'autore: scultura, pittura e fotografia, chimica, alchimia, teosofia. Sintomi di una rottura intima del proprio animo con la dimensione convenzionale del tempo e del vivere, elementi dunque reciprocramente contaminati nell'atto creativo e fondamentali per la sua interpretazione.
In questo paesaggio, dipinto a Parigi, Strindberg esprime una filosofia che considera il cosmo come una forza unica, in cui gli elementi - terra, acqua, fuoco – sono partecipi della stessa natura. Dal canto suo, Strindberg riconosce il valore simbolico dei suoi paesaggi. Tuttavia, oltre un significato "che tutti possono cogliere, talvolta con difficoltà", l'artista afferma che questi paesaggi contengono una dimensione "esoterica", "riservata al pittore e a pochi eletti".
Il significato attribuito alle forme può mutare, come sostiene l'artista con una certa visione cosmica, a seconda dell'umore o del momento. Strindberg allude alle forze selvagge, come il vento, che disegnano nella natura forme incerte e, lasciando spazio al caso, rispondono al suo programma estetico: "Imitare il modo di creare la natura".
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