Quando la fotografia fu inventata, sembrò
che il mondo da un alto sonno si levasse.
L’invenzione della fotografia segna un
punto di trasformazione nella storia
dell’umanità, supera per certi riguardi la
conquista di Costantinopoli, la scoperta
dell’America, altre “chiavi di volta” della
storia. Se fatti di uguale momento si
vogliono contrapporre a questa
invenzione fatale, bisogna compulsare
addirittura nella storia del pensiero,
cercare nell’archivio degli avvenimenti
che hanno mutata non solo la faccia ma
la psiche del mondo.
(Alberto Savinio)

La fotografia, a sua insaputa, ha segnato il momento di passaggio tra due epoche, quella moderna e quella contemporanea.
Costruita con mezzi moderni, preparata e attesa da secoli di invenzioni precedenti, porta dentro di sé i germogli del rinnego, del radicalmente diverso e dell’inaspettatamente nuovo.
Basata sui meccanismi ottici risalenti alle camere oscure rinascimentali e perfezionati nel corso dei secoli successivi, la fotografia sembrerebbe concretizzare tutta una serie di aspettative che la cultura occidentale nutriva da secoli: nello “specchio” fedele alla natura , infatti, da una parte trovavano accoglienza le istanze artistiche naturalistico e dall’altra trovava realizzazione l’ideale positivista di una scienza esatta in base alla quale si potessero controllare e riprodurre sperimentalmente i fenomeni naturali osservati, dando origine, così a nuove realtà.
A queste premesse, la fotografia risponderà con uno sviluppo del tutto eccentrico rispetto all’ambiente di provenienza.
Le dispute che animavano la società artistica ed intellettuale dell’epoca in merito alla natura della fotografia erano incentrate sull’attribuire o meno al nuovo mezzo un carattere di elasticità, e in assenza di questo, di giustificare la sua esistenza nei termini di un valido ed utile progresso per le scienze.
Ricondurre la forma ignota del mezzo fotografico a forme preesistenti già codificate, quali, nelle arti , il quadro o l’incisione, ha portato la fotografia a un faticoso cammino di ricerca d’identità che, disconoscendo o rinnegando le proprie caratteristiche, ha celato quel potenziale nascosto, emerso chiaramente solo nella riflessione teorica nell’ultimo quarto del Novecento, che avrebbe influito molto sull’arte contemporanea.

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