Crisi.
Ho passato un mese a leggere tutto ciò che avrei voluto/potuto leggere su internet.
Avevo deciso di analizzare le cause, ciò che porta ad una crisi, nel termine che io più identifico con contrapposizione (allo stato attuale), ma la causa mi ha fatto slittare sulla conseguenza.
Avevo deciso di analizzare le cause, ciò che porta ad una crisi, nel termine che io più identifico con contrapposizione (allo stato attuale), ma la causa mi ha fatto slittare sulla conseguenza.
Allora ho cominciato ad analizzare la conseguenza.
Ma la conseguenza era incompleta senza l’oggetto.
Ma la conseguenza era incompleta senza l’oggetto.
Quello che più mi premeva era entrare nel significato proprio della parola stessa…un amico mi ha mandato un suggerimento:
"Crisi, in greco, significa scelta."
Probabilmente allora in crisi ero io, perché dovevo fare una scelta. La prima cosa che ho pensato durante la prima lezione del prof.Saggio era che il concetto di modernità avrebbe avuto molte più sfumature da quel momento in poi.
E allora, quello che consideravo il modello di modernità, il Bauhaus, stava assumendo una prospettiva diversa.Vi è stato questo momento magico in cui gli architetti hanno cominciato tutti a pensare nello stesso modo ed a cimentarsi in ricerche tra loro simili e complementari.
Ad esempio l’exiztenz minimum si poneva il problema con mezzo secolo di anticipo rispetto al momento in cui esso sarebbe diventato esistenziale, dell’ alloggio economico perché potesse essere di tutti e del modo in cui la città avrebbe potuto organizzarsi per assicurare aria – luce – sole – verde a tutti …
Fu quello un istinto unico, così forte, e così generalizzato in senso appunto internazionale!
E se Hitler chiuse il covo razionalista di Gropius, quello fu segno di come il movimento architettonico aveva preso la dimensione internazionale che non poteva coesistere col principio del regime specificatamente nazionalista.
Quella nuova condizione di libertà in cui si viene a trovare l'arte che incarna non tanto il bisogno di cambiare la realtà ma più radicalmente di sostituirla totalmente con un'altra più vicina alle esigenze calpestate di verità e autenticità, ha inoltre aperto la strada sia ad un nuovo modo di rappresentare la realtà, e di organizzare la forma, che alla ricerca di nuovi significanti come nella musica, non rappresentano qualcosa, ma solo se stessi e acquistano senso e significato nella particolare costruzione degli elementi, oggetti, materia, colore, luce, spazio, che entrano in gioco.
L'urgenza di stabilire un rapporto più diretto con un pubblico ha naturalmente portato ad una proiezione dell'opera verso lo spettatore-fruitore, nell'ambiente in cui sia l'opera che lo spettatore si trovavano, o in quello in cui questi vive la sua vita di tutti i giorni, l'habitat.
L'ambiente e il territorio divengono cosi entità sulle quali si può agire per compiere operazioni atte più del prodotto tradizionale a mettere in contatto artista e pubblico. Divengono nuovi mezzi operativi dell'artista, nuovi media specifici dell'arte.
“I tempi nuovi chiedono un'espressione adeguata una forma esatta e non casuale, contrasti chiari, ordine nelle parti, sequenze di elementi simili nonché unità di forme e colore diventeranno in coerenza con l'energia e l'economia della nostra vita pubblica, gli strumenti estetici dell'architetto moderno”.
Walter Gropius
Walter Gropius